VOLOHASY bambù,
uomini e lemuri
Il progetto VOLOHASY I – BAMBÙ nasce con l’intento di combattere la rilevante perdita degli ecosistemi forestali, a causa di pratiche di agricoltura slash and burn (tavy) e del taglio illegale di legname per la produzione di carbone/materiale da costruzione. L’intento principale è quello di affiancare a un’ampia azione di riforestazione delle zone degradate della foresta di Maromizaha una più specializzata opera di habitat restoration focalizzata su specie vegetali appartenenti alla famiglia del bambù, risorsa fondamentale per la specie Hapalemur griseus e Prolemur simus.
I settori prioritari d’intervento riguardano quindi l’istituzione di un’area soggetta a riforestazione, la strutturazione di una filiera organizzata nella coltivazione e messa a dimora del bambù e la conservazione di specie strettamente dipendenti dal consumo di questo vegetale, nonché il monitoraggio faunistico da parte di una guida locale, precedentemente formata sulle tecniche di gestione e tutela della biodiversità del Madagascar.
VOLOHASY, grazie al supporto di UIZA e dei Giardini Zoologici Italiani partner, tra cui anche il Parco Zoo Punta Verde, si configura come un’azione di appoggio e consulenza per le comunità locali e per i diversi attori responsabili delle aree forestali della zona di Maromizaha, e mira all’installazione di un sito pilota, dove applicare i criteri di una gestione sostenibile delle risorse forestali secondo gli standard nazionali e internazionali. La partecipazione della popolazione locale è un punto di forza di questo progetto.
Tutte le azioni, infatti, si svolgeranno in compartecipazione con il personale qualificato del partner GERP (Group d’Étude et de Recherche sur les Primates de Madagascar), che gestisce l’area protetta di Maromizaha dal 2008. Tutto il personale coinvolto nelle attività sarà selezionato tra la popolazione locale che abita i villaggi adiacenti alla foresta e si terrà conto della questione di genere, favorendo l’accesso delle donne al lavoro.
Nei mesi di Maggio – Giugno 2016 il Coordinatore Generale del progetto VOLOHASY- BAMBÙ (Prof.ssa Cristina Giacoma) e il Manager Esecutivo (Dr.ssa Valeria Torti) hanno soggiornato presso il Centro Polivalente di Maromizaha e hanno effettuato un sopralluogo nel sito di riforestazione del progetto VOLOHASY, detto Bokombolo, e nella pepinière in cui sono alloggiate le nuove piante in attesa di essere collocate nel sito di riforestazione.
La zona oggetto della riforestazione, scelta per il suo alto livello di degradazione e per la vicinanza con un frammento forestale residuo, è stata ripopolata dal lemure del bambù, Hapalemur griseus. La guida di ricerca che si occupa del monitoraggio della zona riforestata, Boto Zafison, ha portato testimonianza di svariati episodi di alimentazione da parte di questi lemuri sulle nuove piante.
Attualmente, sono state alloggiate nell’area di riforestazione circa 150 piante di bambù, 300 voapaka, 100 macouba e 100 ampalibe.
La fase della messa a dimora degli steli di bambù in un terreno di un ettaro nella zona degradata dell’Area Protetta di Maromizaha, a partire da giugno 2014, ha riscontrato un tasso di successo altissimo. Tre tipologie di bambù, appartenenti alla specie Bambusa vulgaris (Volobemaitso, Volobemavo) e al genere Cathariostachys (Vologasy), sono state selezionate in prima fase per la riforestazione. Il suolo è stato precedentemente preparato ed ogni pianta è stata collocata in terra lungo dei transetti lineari. Ad ogni pianta è stato assegnato un numero, per facilitare il monitoraggio della fase di crescita e della riuscita della riforestazione. Attualmente circa il 95% delle piante messe a dimora in Bokombolo è sopravvissuta e sta affrontando i diversi stadi di crescita.
Come si può apprezzare dalle immagini seguenti, sia le due specie di bambù che le specie vegetali endemiche, hanno attecchito in maniera eccellente e stanno proliferando nella zona di riforestazione.
La guida di ricerca che si occupa del monitoraggio dell’area, Boto Zafison, ha partecipato alla missione per l’acquisto del bambù e ne segue tutte le fasi di
crescita, dalla pepinière al trapianto. I primi dati relativi alla presenza di gruppi di Hapalemur griseus sono incoraggianti. A Bokombolo sono stati avvistati
diversi individui di lemure bambù, che si cibano principalmente di Cathariostachys e Bambusa vulgaris, due specie di bambù già presenti nell’area.
A breve verranno installate a Bokombolo alcune fototrappole (camera traps) al fine di monitorare in maniera non invasiva la presenza degli apalemuri e
l’eventuale ricolonizzazione da parte del più grande Prolemur simus. Nella pepinière del progetto VOLOHASY sono attualmente ospitate circa 300 piante di bambù, insieme a piante autoctone della foresta di Maromizaha. Nell’anno 2016 sono state aggiunte piante appartenenti ad una specie di bambù della famiglia Cathariostachys, prelevata direttamente da esemplari autoctoni della foresta di Maromizaha. Il progetto, grazie agli sforzi iniziali, vede attualmente coinvolti tre agenti di riforestazione. Grazie ad un progetto di habitat restoration parallelo, finanziato dalla Fondazione Rotary International, la pepinière di VOLOHASY ospita attualmente altre specie endemiche della NAP di Maromizaha, insieme ad altre 3 pepinières attive e circa 3000 piante ospitate.
Grazie ai due progetti, l’Università di Torino e il GERP sono in grado di sostenere le spese salariali dei 3 agenti di riforestazione.
La sostenibilità economica delle attività è in fase di attenta analisi: qualora la produzione di piante in loco andasse a buon fine, si prenderà in esame la possibilità di vendere il bambù su scala locale, al fine di contribuire a nuovi progetti di riqualificazione degli ambienti forestali degradati dei residui forestali presenti nel corridoio ecologico di Ankaniheny-Zahamena. Uno studio parallelo condotto dal GERP, sulla fattibilità dell’uso del bambù come materiale da costruzione e/o per la produzione di pezzi di artigianato locale è previsto.
La sensibilizzazione delle famiglie che possiedono terreni agricoli intorno a Bokombolo ha permesso di informare la popolazione circa la necessità di fermare l’uso del fuoco, e di tutte le altre tecniche non sostenibili, in agricoltura. Il GERP ha stretto un accordo con un membro della comunità di Anevoka che ha concesso una porzione di terreno adiacente la zona di riforestazione del Progetto VOLOHASY (Bokombolo), ora adibita alla coltivazione di riso, per una azione futura di riforestazione a bambù.
Laboratori tematici per i bambini della scuola primaria di Anevoka sono stati realizzati dagli studenti dell’Università di Torino, per sensibilizzare le nuove generazioni circa l’importanza delle risorse naturali per la salvaguardia degli ecosistemi a rischio. Visite guidate nella foresta di Maromizaha sono state condotte dalle guide di ricerca del GERP, per mostrare ai bambini l’enorme biodiversità del sito. Una competizione di disegno è stata condotta nel Centro Polivalente, a cui è seguita una lezione sulla flora e sulla fauna dell’Isola Rossa.
Nel 2016, grazie ai fondi stanziati dalla rete UIZA per l’educazione e la formazione giovanile, il progetto VOLOHASY ha deciso di finanziare il percorso scolastico di 4 giovani liceali provenienti da 3 famiglie del villaggio di Anevoka, in modo da contribuire alla formazione di giovani interessati alla conservazione della foresta di Maromizaha. Il progetto VOLOHASY coprirà le spese relative alle tasse scolastiche dei 4 studenti presso due licei della città di Moramanga. Le famiglie dei liceali si sono impegnate a trasmettere al team di VOLOHASY e alla rete UIZA le fotografie dei ragazzi, le pagelle con i risultati ottenuti e a produrre, insieme agli studenti dell’Università di Torino, materiale didattico per condurre nuove classes vertes presso la scuola primaria di Anevoka.
Grazie ai fondi stanziati dalla rete UIZA, infine, il progetto VOLOHASY finanzia anche una borsa di studio di ricerca per una studentessa di Master dell’Università di Mahajanga (Léjà Rakotonirina), che si trova attualmente a Maromizaha per svolgere uno studio su alcune popolazioni di lemuri a rischio. La studentessa ha visitato il sito di riforestazione di Bokombolo e la pepinière di VOLOHASY in occasione dell’ultima visita della responsabile di progetto e
contribuirà, insieme agli studenti di UNITO e ai liceali allo svolgimento di svariate attività presso la scuola primaria di Anevoka. Dal 26 al 28 Maggio 2016, infine, la studentessa ha partecipato al Congresso Scientifico Internazionale sulla Sicurezza Alimentare, che si è svolto all’Università di Tamatave, presso l’ISSED.
AGGIORNAMENTO PROGETTO VOLOHASY II
Visto il successo del progetto Volohasy, continua l’impegno per la salvaguardia dei lemuri del bambù (Hapalemur griseus e Prolemur simus). I prossimi passi prevedono l’ampliamento dell’area di riforestazione per passare da 2 a 4 ettari donando così agli animali nuovi spazi in cui potersi nutrire, rifugiare e riprodurre. Grazie ai fondi raccolti nelle strutture zoologiche che hanno aderito al progetto, sono stati anche equipaggiati 5 ranger per trovare, identificare e monitorare gli indri (Indri indri) che si trovano in aree forestali a rischio. Anni di ricerca hanno permesso di conoscere meglio questi animali e di fare interessanti scoperte anche sulle loro vocalizzazioni. Gli indri, chiamati anche lemuri cantanti, possiedono categorie ritmiche simili a quelle della musica umana. Ogni membro di un gruppo famigliare di indri canta insieme agli altri in duetti e cori coordinati e che nonostante maschi e femmine cantino secondo tempi diversi, essi possiedono lo stesso ritmo.
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